Si chiude un 2017 amaro per l'agricoltura veronese

Paolo Ferrarese: “Per l’ortofrutta è stato un anno decisamente no, con le piante che hanno sofferto le gelate primaverili prima e la siccità estiva poi"

Si chiude un 2017 amaro per l'agricoltura veronese
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Paolo Ferrarese: “Per l’ortofrutta è stato un anno decisamente no, con le piante che hanno sofferto le gelate primaverili prima e la siccità estiva poi"

Si chiude un’annata difficile per l’agricoltura veneta, segnata da livelli di produzioni insoddisfacenti di molti prodotti agricoli, alti costi dei mezzi di produzione, calo degli investimenti e problemi di varia natura, a cominciare dall’andamento climatico sfavorevole, che hanno compromesso la redditività di coltivazioni e allevamenti.

Il 2017 è stato, dal punto di vista climatico, veramente unico”, sottolinea Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona. “Per l’ortofrutta è stato un anno decisamente no, con le piante che hanno sofferto le gelate primaverili prima e la siccità estiva poi, con l’aggiunta del flagello della cimice asiatica, che ha incrementato la propria presenza nelle campagne causando danni ovunque. Le mele e le pere hanno prodotto frutti di media pezzatura, con quantità non elevata e una buona aspettativa sui prezzi che non sempre si è avverata. Male pesche e nettarine, buono il kiwi anche se con problemi molto gravi di tipo sanitario, che causano da tempo la morte delle piante. Le viti hanno prodotto da un 20 a un 30 per cento in meno per i danni causati dal freddo e dalla siccità, ma con qualità ottima. Le produzioni zootecniche si sono risollevate rispetto agli anni precedenti. Carne, latte e formaggi hanno visto un aumento dei prezzi tale da dare un po’ di ossigeno agli allevamenti, che rimangono comunque in difficoltà. Negli avicoli l’influenza aviaria ha causato enormi danni diretti ed indiretti, tali da non consentire a tutti gli allevatori di continuare il loro lavoro, anche per le spese ingenti dell'ammodernamento dei capannoni più datati”.

Per quanto riguarda i cereali, “bene i vernini”, continua il presidente, “mentre la soia ha avuto un andamento nella media, assieme alle altre leguminose da industria, come fagiolo, pisello e fagiolino. Il riso ha reso in quantità e qualità, ma soffre un prezzo assolutamente inadeguato. Il tabacco, nonostante sia il migliore d'Italia, deve ancora ottenere una considerazione degna. Produzioni molto buone per le patate, radicchi e orticole, con prezzi a volte cedenti”.

Le stime del Centro studi Confagricoltura confermano una fase congiunturale difficile, ancora una volta in controtendenza rispetto all’andamento dell’economia generale del Paese. Nei primi nove mesi dell’anni il settore primario italiano aveva già accumulato un calo del 3,4% del valore aggiunto in termini reali rispetto allo scorso anno, mentre il resto dell’economia ha proseguito la tendenza di crescita registrando un aumento del Pil di un punto e mezzo percentuale. Se queste variazioni saranno confermate su base annua, il valore aggiunto del settore agricolo tornerà al di sotto di quello registrato nel 2012. Persiste, inoltre, un saldo negativo tra esportazioni e importazioni per quanto riguarda gli scambi di prodotti agricoli, con un saldo stimato di -7,3 miliardi di euro.

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