Ponte Morandi e revoca della concessione ad Autostrade

Il 14 agosto 2018 a Genova c’è stata l’apocalisse: è crollato il Ponte Morandi, crocevia della viabilità del nord ovest

Ponte Morandi e revoca della concessione ad Autostrade
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Il 14 agosto 2018 a Genova c’è stata l’apocalisse: è crollato il Ponte Morandi, crocevia della viabilità del nord ovest e collegamento indispensabile tra la riviera di ponente e quella di levante della città e non solo. 43 morti accertati, 5 milioni già stanziati per i primi interventi, dichiarato lo stato di emergenza per la città di Genova per 12 mesi.
Questi i numeri dell’apocalisse di Genova ai quali si è aggiunta la promessa di alcuni esponenti del governo: revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia rea, sempre secondo l’esecutivo, di non aver curato la manutenzione del ponte.

Revoca della concessione ad Autostrade: cosa dice la convenzione

Per capire bene di cosa stiamo parlando, bisogna iniziare col dire che la Convenzione tra Anas e Autostrade per l’Italia è stata stipulata il 12 ottobre 2007 con scadenza 2042. A regolamentare la decadenza della concessione è l’articolo 9 (decadenza della concessione) mentre il 9bis parla di recesso, revoca e risoluzione della convenzione. Studiocataldi.it ha redatto un interessante approfondimento sull’argomento, vedi articolo.
L’articolo 9 parla di decadenza della concessione nel caso dovesse perdurare da parte del concessionario e quindi di Autostrade per l’Italia la grave inadempienza rispetto agli obblighi previsti che per l’autostrada riguardante il Ponte Morandi sarebbero riparazioni tempestive e manutenzione dell’infrastruttura più interventi di adeguamento alla rete come realizzazione di corsie aggiuntive, connessioni e raccordi per esigenze relative alla sicurezza del traffico. Decadenza e revoca sono subordinate alla “grave inadempienza continua” che il crollo del ponte
potrebbe dimostrare ma a questo riguardo saranno fondamentali gli accertamenti della magistratura.

I problemi legati alla revoca della concessione ad Autostrade

Il primo ostacolo è rappresentato da un bando di 20 milioni di euro con scadenza 30 settembre 2018 che Apli aveva previsto dopo aver svolto un monitoraggio trimestrale. Il secondo è rappresentato dalla disposizione contenuta all’articolo 9 che parla di intervento dello Stato nel caso in cui si verificasse il perdurare dell’inadempimento degli obblighi da parte del concessionario. Con tutta una tempistica che oramai per Genova sarebbe inapplicabile.

La questione delle penali

Sono stati in molti a sottolineare sin da subito che in caso di revoca della concessione lo Stato dovrebbe pagare ad Autostrade per l’Italia una penale. Anas dovrebbe pagare un indennizzo stabilito secondo parametri che riguarderebbero gli utili previsti fino alla fine della concessione.
Solo nell'ultimo anno, gli utili per Autostrade sono stati pari a quasi 2 miliardi di euro quindi visto che la concessione scade nel 2042, l’indennizzo potrebbe superare i 20 miliardi di euro. L’importo dovrebbe essere stabilito con un accordo tra le parti ma in assenza di conciliazione si arriverebbe davanti al tribunale civile di Roma con tempi per la risoluzione del conflitto a dir poco biblici.
Il problema è che lo stato si potrebbe ritrovare a pagare 20 miliardi di euro (una manovra economica praticamente) anche fra venti anni.

Le sanzioni

L’allegato N della Convenzione Anas - Autostrade per l’Italia regolamenta il regime sanzionatorio. La parte è ancora secretata ma in alcuni punti della convenzione si fa riferimento alla legge 286/2006. Secondo la normativa le sanzioni amministrative possono andare da 25 mila euro a 150 milioni di euro in caso sempre di inadempimento agli obblighi convenzionali. Lo Stato quindi può applicare le penali fino ad un massimo di 150 milioni.

Il crollo del ponte e motivi concreti per la revoca

Per poter revocare la concessione occorre dimostrare le mancanze del concessionario. Autostrade per l’Italia subito dopo il crollo del ponte ha tenuto a comunicare che negli ultimi cinque anni ha investito in manutenzione e potenziamento della rete una cifra superiore ad 1 miliardo di euro l’anno.
Il responsabile del Tronco di Genova di Apli ha sottolineato che il crollo del ponte non era stato mai paventato.

I risarcimenti per le vittime

Prima di imbarcarsi quindi in un’operazione che potrebbe essere pericolosa per le casse dello Stato, sarebbe meglio allora parlare di risarcimenti concreti e immediati per le gravi perdite subite con il crollo.
In questi casi un’assicurazione vita risarcisce i superstiti in caso di morte dell’assicurato pagando la somma pattuita ad uno o a più beneficiari (puoi vedere i dettagli sul broker online mioassicuratore.it).
Nel caso invece in cui l’assicurato subisca un grave infortunio tale da rendergli impossibile continuare a lavorare, la polizza subentrerà con una rendita per permettergli di continuare ad avere uno stile di vita simile a quello mantenuto prima dell’impatto.

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