ADHD, la cura farmacologica è alla base del trattamento e permette gli interventi integrati.

L'approccio integrato è il gold standard per trattare il disturbo da deficit di attenzione iperattività

ADHD, la cura farmacologica è alla base del trattamento e permette gli interventi integrati.
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ADHD cura farmacologica, come procedere quando la malattia si riscontra negli adulti? Il gold standard per la cura del Disturbo da deficit di attenzione iperattività - ADHD in inglese è l’acronimo di attention deficit hyperactivity disorder - è il trattamento integrato. Nell'attuarlo, la parte psicoeducativa e psicologica deve essere supportata da quella farmacologica, gerarchicamente più importante nelle forme di rilevanza clinica. Per prescrivere un trattamento adeguato, però, prima di tutto il medico psichiatra deve riconoscere il problema attuando una corretta analisi sul paziente.

ADHD cura farmacologica, è efficace?

A rispondere a questo interrogativo è il dottor Carlo Ignazio Cattaneo, medico psichiatra, ricercatore clinico e PhD (neuropsicofarmacologia clinica), collaboratore, in Lombardia, del Mood Center di Brescia. «Sì - afferma lo specialista - La cura farmacologica, se ben somministrata, è molto efficace. L'approccio deve però essere multidisciplinare, al farmaco, infatti, deve abbinarsi un percorso psicoeducativo adeguato».

I farmaci per una cura efficace

«Dal punto di vista farmacologico, ottimi risultati per la cura dall'ADHD nell'adulto, si ottengono utilizzando l’unica molecola approvata in Italia ovvero l’Atomoxetina. Se questo approccio non dovesse portare alla remissione o ad un sostanziale miglioramento esistono strategie farmacologiche di secondo livello con farmaci stimolanti quale il metilfenidato a rilascio pronto o modificato.  Il trattamento farmacologico può risolvere o attenuare in modo sostanziale i sintomi della sindrome permettendo un intervento integrato.

Come agire per risolvere l'ADHD

«La terapia farmacologica non risolve da sola ogni sintomo della sindrome ma rappresenta le fondamenta di ogni approcci terapeutico - spiega il dottor Cattaneo – L’utilizzo della terapia farmacologica apre le strade alle strategie psicologiche e cognitivo-comportamentali. Esistono ipotesi , che andranno avvalorate dalla sperimentazione clinica, per cui il trattamento della sindrome potrebbe giovare dall’associazione con tecniche di stimolazione cerebrale profonda, innovativa e sicura tecnica – non invasiva - che in Italia è praticata con successo al Mood Center Brescia della BrainStimulation Italia. Non esistono evidenze cliniche certe, vista la modernità dello strumento in oggetto il modello teorico e neurobiologico alla base è molto promettente ed incoraggiante. Sono attualmente in corso studi clinici sperimentali i cui dati preliminari sono suggestivi di una buona efficacia.

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