La polizia postale a Verona per sensibilizzare i giovani sull'uso dei social

Il progetto “Una vita da social”, ha consentito agli operatori di entrare in contatto con oltre 1 milione e 700 mila studenti, incontrati sia nelle piazze che nelle scuole.

La polizia postale a Verona per sensibilizzare i giovani sull'uso dei social
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Lunedì 15 aprile, a Verona, in piazza Bra, la Polizia di Stato presenterà la 6^ edizione di “Una Vita da Social”, la più importante campagna educativa itinerante della Polizia Postale e delle Comunicazioni, realizzata nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione messe in campo per arginare i rischi legati all’utilizzo inconsapevole della Rete. Ancora una volta, oltre alla collaborazione del M.I.U.R. e del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, sono intervenute, al fianco della Polizia Postale, numerose Aziende, tra le quali Baci Perugina, Facebook, Euronics, FireEye, Google, Instagram, Nexi, Kapersky lab, Skuola.net, Vodafone, WindTre e Youtube: tutte riunite a supporto dell’iniziativa.

I social come strumento della quotidianità

I social network sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager. La loro sempre più pregnante diffusione, accostata all’aumento esponenziale del numero di adolescenti presenti sul web, ha determinato una crescita dei minori, di età compresa tra i 14 e i 16 anni, vittime di reati contro la persona: dai 104 casi registrati nel 2016, si è passati, infatti, a 177 nel 2017 e a ben 237 accertati, invece, lo scorso anno. Ancora oggi, purtroppo, i ragazzi continuano a pensare che il web sia “una terra di nessuno” dove azioni quali inviare messaggi, postare foto o notizie e intrattenere relazioni virtuali, vengono sottovalutate, quasi come fossero un gioco privo di conseguenze.  Una delle evidenze emerse dalla ricerca condotta, per conto della Polizia Postale, da Scuola.net, Università Sapienza di Roma e Università Cattolica di Milano, è che, tra i giovani, è ormai diffusa la cosiddetta “selfie-mania”: l’autoscatto è, oggi, parte integrante della vita sociale dei ragazzi. Il web è, così, letteralmente inondato di immagini che li ritraggono e che, raccontando molto di loro, della loro identità e delle loro abitudini quotidiane, li espongono a rischi di varia natura.

I selfie

L’attrazione per il selfie, in molti casi, è tale da spingere i giovani a mettersi deliberatamente in una situazione di pericolo: dei 6.671 ragazzi intervistati, di età compresa tra gli 11 e i 25 anni, il 35% ha dichiarato, infatti, di aver provato, almeno una volta, a realizzare un autoscatto in condizioni potenzialmente pericolose, prevalentemente alla guida del motorino o della macchina. Come testimoniano anche le notizie di cronaca, a cimentarsi con queste pratiche sono prevalentemente i maschi intorno ai vent’anni, con un rendimento culturale o accademico molto basso ovvero di estrema levatura.  Il selfie, una volta scattato, è destinato ad essere pubblicato su uno dei numerosi social network disponibili in rete: attività che il 63% dei giovani effettua almeno una volta a settimana. Nel 14%
dei casi, secondo la ricerca, questo avviene, invece, giornalmente, mentre nel 13% la stessa procedura si ripete numerose volte nell’arco della stessa giornata. Ciò significa che un giovane su quattro posta una propria fotografia una volta al giorno, mentre, a conti fatti, nove su dieci lo fanno almeno una volta alla settimana.

"Mi piace"

Il risultato, ovviamente, deve essere il migliore possibile: questo spinge la metà dei soggetti intervistati a ripetere l’autoscatto almeno 4 volte prima di scegliere quello più “idoneo” alla pubblicazione. Anche perché, se l’immagine “postata” non ottiene un sufficiente numero di “mi piace”, il 31% del campione esaminato si dichiara propenso a cancellarlo: dato, quest’ultimo, riferibile alle classi dei più giovani e a quelli con un basso rendimento scolastico. Non è un gioco da ragazzi ma quasi un lavoro da agenzia pubblicitaria: il 36%, per migliorare i propri autoritratti, usa spesso i filtri che, nel complesso, soddisfano il 53% del campione intervistato. Il 52% trascorre, poi, in media, 10 minuti a modificare e a descrivere (con commenti o didascalie) un selfie prima di pubblicarlo: il dato è riferibile, per lo più, alle femmine e, in generale, ai più giovani.  Dallo studio effettuato è emerso che l’andamento delle risultanze è determinato non solo da fattori quali, l’età, il sesso e il rendimento scolastico, bensì anche dal contesto familiare dal quale il giovane proviene: a conferma del fatto che le famiglie rivestono un ruolo chiave nell’educazione dei figli, tanto negli ambiti tradizionali quanto nei nuovi ambiti digitali, è stata riscontrata una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio modesto, tra quelli più propensi al selfie pericoloso, il cosiddetto “Daredevil selfie”. Al contrario, i ragazzi che si “limitano” a postare sui social non più di un selfie a settimana, sono quelli che devono fare i conti con genitori con un elevato titolo di studio.

Il progetto “Una vita da social”

Il progetto “Una vita da social”, ha consentito agli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni di entrare in contatto con oltre 1 milione e 700 mila studenti, incontrati sia nelle piazze che nelle scuole. La campagna di comunicazione ha raggiunto, poi, 180.000 genitori, 100.000 insegnati e ha coinvolto 250 città italiane e 15.000 Istituti Scolastici. L’iniziativa ha trovato riscontro positivo anche sulle due pagine twitter e facebook dedicate alla
sicurezza online, che contano 126.000 like e 12 milioni di utenti mensili. Il truck della Polizia di Stato allestito con un’aula didattica multimediale, che farà tappa lunedì, dalle ore 9.00 alle ore 15.00, nella città di Verona, è partito da Matera, capitale europea della cultura, e concluderà il suo tour a Roma, toccando le principali piazze italiane nelle quali gli operatori della Polizia Postale incontreranno studenti, genitori e insegnanti e affronteranno i temi della sicurezza online con un linguaggio semplice e chiaro, adatto a tutte le fasce di età.  Il proficuo rapporto che la Polizia di Stato tenta da sempre, e con rinnovato impegno, di mantenere con il mondo dei giovani e degli adolescenti – afferma il Questore di Verona, dott.ssa Ivana Petricca – ci porta, ancora una volta, a condividere l’importante obiettivo che gli specialisti della Polizia Postale, attraverso la campagna “Una Vita da Social”, intendono perseguire: educare le nuove generazioni ad un uso intelligente delle risorse del web. I nostri adulti di domani devono essere messi nella condizione di imparare a gestire gli innumerevoli strumenti presenti in rete che, proprio in quanto liberamente accessibili, possono nascondere insidie. È nostro dovere, dunque, trasmettere ai ragazzi i giusti messaggi per una navigazione consapevole, scevra di rischi e, pertanto, sicura.

"Fenomeni preoccupanti"

Quest’anno gli studenti, attraverso il diario di bordo raggiungibile al seguente link https://www.facebook.com /unavitadasocial, potranno lanciare il loro messaggio positivo contro il fenomeno del cyberbullismo. “Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile” afferma il Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per il Veneto Alessandra Belardini “Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, cosi come l’idea di sentirsi anonimi e il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni. Per fare della Rete un luogo più sicuro crediamo tuttavia – conclude il Dirigente – che occorra continuare a diffondere una cultura della sicurezza condivisa con tutte le Istituzioni coinvolte e in questo contesto si inserisce l’iniziativa di Una vita da social”.

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