Agguato al Caffè Oro Bianco identificati e puniti gli aggressori

La Polizia di Stato denuncia 35 tifosi napoletani.

Agguato al Caffè Oro Bianco identificati e puniti gli aggressori
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Agguato al Caffè Oro Bianco identificati e puniti gli aggressori. La Polizia di Stato denuncia 35 tifosi napoletani.

Malumori pre-partita

Era il 5 novembre scorso quando, in pieno giorno, poco prima dell’inizio della partita di calcio Chievo Verona – Napoli, il Bar Caffè “Oro Bianco” situato in corso Cavour al civico 20, veniva preso d’assalto da un gruppo formato da una trentina di persone riconosciute dai testimoni come “supporters” della squadra calcistica del Napoli.

Antichi rivali, ma con l'altra squadra

L’esercizio pubblico preso d’assalto era notoriamente conosciuto per essere frequentato dai tifosi dell’altra squadra di calcio cittadina, l’Hellas Verona: probabilmente questo il movente del gravissimo episodio, tenuto conto della fortissima rivalità esistente tra la tifoseria dell’Hellas Verona e quella del Napoli, rivalità sfociata durante lo scontro diretto dello scorso 19 agosto in disordini che hanno poi portato alla denuncia, a vario titolo, di ventitré facinorosi ultras gialloblu, e di due ultras della Lazio.

Aggressione armata da parte dei tifosi napoletani

Secondo quanto ricostruito nell’immediatezza dei fatti grazie alle notizie fornite dai testimoni, il gruppo di tifosi napoletani, alcuni dei quali armati di spranghe e mazze, giunti in corso Cavour a bordo di diversi mezzi, dopo aver lasciato le autovetture sulla carreggiata in modo da intralciare la regolare circolazione veicolare, si scagliava con brutalità contro il locale lanciando sedie e tavolini contro la porta a vetri d’ingresso, costringendo gli avventori terrorizzati a barricarsi nel locale. Dopo il raid, durato pochissimi minuti, il gruppo risaliva sui mezzi e si allontanava velocemente in direzione Castel Vecchio – Porta Palio facendo perdere le proprie tracce.

Al vaglio le immagini delle telecamere di quella zona

Le immediate indagini avviate dalla Digos scaligera e coordinate dal Sostituto Procuratore Beatrice Zanotti, hanno consentito di accertare che alcuni tifosi napoletani erano stati precedentemente avvistati in pieno centro cittadino all’interno del Caffè Duchi di questa via Leoni 19 e di quello sito in questo C.so Porta Borsari al civico 8. Immediatamente acquisiti tutti i filmati delle telecamere cittadine, dei varchi ZTL, degli enti e privati, nonché di quelle in uso ai tassisti che, a causa del momentaneo blocco della circolazione in corso Cavour, erano stati costretti ad arrestare la marcia. In effetti, l’indagine sin da subito non si presentava di facile soluzione agli occhi degli inquirenti, tenuto conto che il luogo in cui si è consumato l’agguato non è coperto da alcuna telecamera: era necessario, pertanto, partire a ritroso alla ricerca di spunti investigativi che potessero poi portare all’identificazione compiuta di chi si era reso responsabile del grave episodio.

Percorso ricostruito, utilizzate arterie stradali per scampare i controlli

Dall’esame di tutte le immagini acquisite si ricostruiva in maniera certosina il percorso effettuato dai 9 mezzi su cui viaggiavano i responsabili dell’agguato, nonché i loro spostamenti per le vie di questo centro storico. Il primo dato acquisito consentiva di capire che gli stessi, anziché utilizzare le consuete arterie stradali per giungere all’impianto sportivo, facevano ingresso nella città di Verona dal quartiere “Borgo Roma”, verosimilmente proprio con l’intenzione di non essere intercettati dalle forze dell’ordine che anche quel giorno presidiavano i caselli autostradali ed altre arterie ritenute sensibili per la circostanza, allo scopo di intercettare e scortare i numerosi tifosi napoletani che quel giorno avrebbero assistito alla partita di calcio.

Cori, sbandieramenti e fuga

Una volta giunti in centro città, dopo aver parcheggiato i veicoli in prossimità di Porta Leoni, il gruppo, dopo aver stazionato al Bar Duchi di via Leoni e di quello in questo corso Porta Borsari, sono giunti a piedi sino alla Porta Borsari intonando cori e sventolando bandiere; dopodiché, compatto, ha fatto ritorno ai mezzi giungendo in Corso Cavour alle 14.34 circa. Il raid si è consumato in una manciata di minuti, precisamente 4; al termine, risaliti in auto, si sono allontanati in direzione Porta Palio facendo perdere le proprie tracce.

Reati commessi

La complessa attività investigativa concretizzatasi in ore ed ore di analisi di immagini, tabulati telefonici, analisi di tutte le banche dati a disposizione delle Forze di Polizia, visione delle immagini registrate dalle telecamere installate sopra i tornelli dello stadio, nonché di tutti i biglietti acquistati per la partita e finalizzata a raccogliere inoppugnabili elementi di prova in ordine alla commissione, in concorso, dei reati di danneggiamento aggravato (art. 635 co.1 e 2 lett.1 c.p.) e di violenza privata aggravata dalla minaccia e dalla violenza sulle cose (art.610 in relazione all’art.339 c.p.), ha consentito di deferire all’A.G. 35 tifosi campani (1 residente nella provincia di Avellino, 1 nella provincia di Caserta e 33 nella provincia di Napoli) ; per uno di loro è stata contestata anche l’aggravante prevista dall’art.112 comma 3 essendosi avvalso, per la commissione dei reati, del proprio figlio minore non imputabile all’epoca dei fatti.

Precedenti, fogli di via e una lunga lista di reati

Di età compresa tra i 20 ed i 47 anni, ad eccezione di 9 di loro, tutti risultano gravati da diversi precedenti di Polizia e, tra questi ultimi, 15 sono stati già sottoposti al D.A.SPO (alcuni addirittura per ben 4 volte). Tra loro anche chi è destinatario di numerosi fogli di via da diversi comuni italiani e chi annovera pesanti precedenti per resistenza a PP.UU., lesioni personali, istigazione a delinquere, danneggiamento, associazione per delinquere aggravata, interruzione di pubblico servizio, devastazione e saccheggio, incendio, sequestro di persona, violenza privata, minaccia e rapina.

Buona collaborazione con la Questura napoletana

Grazie alla collaborazione del collaterale ufficio della Questura di Napoli che ha contribuito all’identificazione di 6 di loro, si è appreso che 15 tra i denunciati sono ultras aderenti al gruppo denominato N.I.S.S. (acronimo di “Niente Incontri Solo Scontri”) che si distingue in ogni occasione per la particolare inclinazione alla violenza, consumata nel corso degli anni con ripetuti e gravi atti di intemperanza, sia nei confronti delle tifoserie avversarie, sia nei confronti delle Forze dell’Ordine. Questo gruppo risulta completamente fuori dalle dinamiche del tifo organizzato delle curve: gli appartenenti non partecipano sugli spalti alle partite interne della SSC Napoli, ma si intrattengono all’esterno dell’impianto sportivo in attesa di ogni occasione propizia per aggredire i tifosi ospiti, non disdegnando attacchi alle FF.OO..

Il Questore ha inibito loro l'accesso agli stadi

Il Questore di Verona, Ivana Petricca, ha avviato, nei confronti di tutti i responsabili, il procedimento amministrativo volto all’emissione dei provvedimenti “Daspo”, che inibiranno loro, per diverso tempo, l’accesso agli stadi.

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