Presentazione del libro “E la piazza decise - Schio, 7 luglio 1945. L’Eccidio”

La presentazione avverrà mercoledì 14 novembre , ore 20.45 presso la sala civica di via Matteotti

Presentazione del libro “E la piazza decise - Schio, 7 luglio 1945. L’Eccidio”
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Presentazione del libro “E la piazza decise - Schio, 7 luglio 1945. L’Eccidio”.

“E la piazza decise - Schio, 7 luglio 1945. L’Eccidio”

Dopo tre processi, 70 anni di svariate falsità e luoghi comuni, l’episodio passato alla storia con il nome di “Eccidio di Schio”, verrà trattato il 14 novembre alle ore 20.45 in sala civica di via Matteotti 4 a Legnago dallo storico Ugo De Grandis nel presentare il suo libro “E la piazza decise - Schio, 7 luglio 1945” (2016). Tragico epilogo di un ventennio di dittatura, “l’eccidio” viene puntualmente ricostruito da De Grandis con l’ausilio di una documentazione inedita che, seppure non arrivi a fare luce su taluni aspetti oscuri della vicenda, riesce a trattare quei fatti tremendi con un inquadramento basato su fonti puntualmente verificate per fornire il reale quadro storiografico e le premesse in cui tale episodio avvenne.

Un'occasione per fare chiarezza

Fatti che vogliamo presentare come paradigma dell’immediato dopoguerra, ovviamente senza scopi giustificativi, oltre che per portare verità documentate a questa storia, anche allo scopo di contrastare narrazioni parziali, ad uso di strumentalizzazioni politiche o di denigrazione della Resistenza.

La storia e il contesto

Schio, fine giugno 1945. L’occupazione tedesca si è conclusa da due mesi, la cittadina sta cominciando a ritrovare la normalità, malgrado i gravissimi danni di guerra: i militari morti sui lontani fronti, i partigiani caduti in combattimento o davanti a un plotone d’esecuzione, i civili vittime di rappresaglie o di bombardamenti alleati, le case bruciate e le stalle depredate. Rimane però irrisolta la questione della giustizia postbellica: degli oltre 350 fascisti fermati dopo la Liberazione, più di 250 sono già stati rilasciati, grazie alla “manica larga” delle autorità preposte. Mentre è sempre più evidente che la maggior parte delle denunce raccolte sono state fatte sparire, giunge la notizia che di 12 antifascisti deportati a Mauthausen uno solo è sopravvissuto. È la goccia che fa traboccare il vaso: gli operai di tutti gli stabilimenti scendono in sciopero e una folla di alcune migliaia di persone si raduna in piazza per chiedere giustizia. Ma il governatore inglese, anziché placare gli animi, minaccia di rilasciare anche gli ultimi 91 detenuti politici se non vengono presentate a breve nuove denunce. La situazione precipita. Ciò malgrado, né le autorità alleate né quelle del ricostituito Regno d’Italia muovono un dito per proteggere i reclusi. La notte tra il 6 e il 7 luglio un gruppo di una dozzina di ex partigiani penetra nelle carceri e, dopo aver inutilmente tentato di escludere dall’esecuzione i detenuti politici con responsabilità minori, apre il fuoco contro la massa dei prigionieri, provocando la morte di 54 di loro. Una ricerca durata 17 anni ha riportato alla luce verità dimenticate rispetto alle distorsioni consolidatesi in decenni.

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