Lega Giovani, querela per diffamazione nei confronti del writer Cibo

L'annuncio di Alberto Todeschini e Filippo Vartolo.

Lega Giovani, querela per diffamazione nei confronti del writer Cibo
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La Lega Giovani querela per diffamazione il writer Cibo

“Abbiamo presentato una querela per diffamazione nei confronti di Pier Paolo Spinazzè, il writer meglio conosciuto come Cibo, per prendere in maniera netta le distanze dal suo tentativo di associare il fascismo alla Lega e, in questo caso specifico, al nostro Movimento dei Giovani Padani”.

Lo affermano i firmatari della denuncia Alberto Todeschini, coordinatore provinciale della Lega Giovani di Verona, e Filippo Vartolo, consigliere della Lega in Settima Circoscrizione. Il riferimento è a un post pubblicato da Cibo sulla propria pagina Facebook lo scorso 22 dicembre 2019, in cui il writer ha marchiato il vecchio simbolo del Movimento Giovani Padani (oggi Lega Giovani) con la scritta “Goodbye Neofascist”, riportando nel testo del post gli hashtag #lega, #fascioleghismo e #antifascismo.

No all'etichetta di "fascisti"

“Rigettiamo con forza le accuse al mittente, non ci stiamo a farci etichettare come fascisti che promulgano odio. Le espressioni utilizzate da Spinazzè sono false, diffamatorie e lesive della reputazione dei giovani iscritti di un movimento in cui hanno militato Matteo Salvini, Lorenzo Fontana e più recentemente anche gli onorevoli veronesi Vito Comencini e Vania Valbusa”, spiega Todeschini, che aggiunge: “In un altro post del 27 dicembre Spinazzè ha accumunato la Lega al nazismo, a dimostrazione che per lui l’importante è sparare nel mucchio. Per cercare di dare un senso a quello che fa deve sempre trovare un nemico e creare una contrapposizione. Mi chiedo chi sia realmente a diffondere odio”.

"Cibo cerca visibilità diffamando la Lega"

“Siamo consapevoli che Cibo, con il suo ormai caratteristico fare vittimista, sia alla continua ricerca di visibilità, ma noi giovani della Lega non possiamo accettare che il nostro partito venga continuamente diffamato da un provocatore che crede di avere la verità in tasca – conclude Todeschini -. Cibo vuole impartire lezioni di moralità, proprio lui che come riportato recentemente dalla stampa ha un passato di seminatore d’odio. Con questa querela vogliamo fare chiarezza: noi non ci stiamo a questo gioco, siamo convinti che occorra più serietà e che le parole abbiano importanza, soprattutto in politica”.

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