Viaggio nel mondo del gruppo podistico di Bussolengo

Non solo sport ma vero e proprio «presidio ambulante». Negli anni ha contribuito a segnalare aree degradate e persino a riqualificarle. 

Viaggio nel mondo del gruppo podistico di Bussolengo
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Non solo sport ma vero e proprio «presidio ambulante». Negli anni ha contribuito a segnalare aree degradate e persino a riqualificarle. 

Siamo nel 1973 e l’Italia deve fare i conti con la grande crisi energetica. Scatta l’austerity economica e la domenica non si può più circolare in auto. In questo contesto nasce spontaneamente in tutta la provincia di Verona, e quindi anche a Bussolengo, un movimento podistico. Gli anni passano e passa anche la crisi energetica. Le automobili si possono riutilizzare di domenica, ma ormai si è formata una prima rete di podisti che hanno la buona abitudine di andare la domenica mattina a correre, oppure a passeggiare, in percorsi inediti ricavati in tutto il territorio provinciale. Si forma così quello che adesso è probabilmente il movimento podistico più numeroso d’Italia, formato da centinaia di gruppi, migliaia di atleti e fondato tutto sul volontariato, la gratuità e la reciprocità.

«Ogni anno viene stilato il calendario delle gare organizzate dai vari gruppi – ha spiegato la presidente del Gruppo Podistico Bussolengo Giovanna Mascalzoni – Noi ne organizziamo due, a febbraio la Gran Marcia di San Valentino e ad ottobre la Scarpinada di San Crispin. In queste due occasioni noi ci mettiamo al servizio degli altri marciatori e forniamo tutti i servizi necessari. Reciprocamente gli altri gruppi fanno lo stesso nelle loro località. Così il sistema sta in piedi. E speriamo che possa restare in piedi a lungo, ma serve un necessario ricambio generazionale. Il mio appello quindi è per i più giovani, a cui chiedo di uscire dal mondo fatto di connessioni virtuali per riscoprire ogni giorno le bellezze del proprio territorio e il contatto diretto con gli altri».

La pratica sportiva è sempre stata importante ma con il tempo è diventata una delle tante attività svolte dal gruppo podistico. «Quando cammini o corri in un territorio, cominci a sentirlo tuo e ti sembra naturale combattere contro l’abbandono e il degrado», ha raccontato Enrico Racasi. Il Gruppo Podistico Bussolengo fin dagli anni ‘90 si è messo a disposizione della comunità di Bussolengo per recuperare zone abbandonate all’incuria e gioielli architettonici nascosti. «Abbiamo cominciato con il Torrente dei Santi, anche perché era funzionale per entrare e uscire correndo in sicurezza dal centro del paese – ha detto Racasi – Ci abbiamo lavorato tanto anche per ripristinare il muretto che anticamente gli abitanti del paese utilizzavano per andare senza sporcarsi le scarpe con il fango dalla chiesa matrice di San Salvar alla nuova chiesa in centro, quella che adesso è la chiesa di Santa Maria Maggiore.

Contemporaneamente abbiamo adottato il terreno che è sotto al monumento ai Caduti e quello che attornia la strada e le scalette per Arcè. Quella zona era all’epoca abituale ritrovo di drogati. Ricordo che la prima volta che l’andammo a pulire recuperammo circa mille siringhe». E oltre a questo, il Gruppo Podistico Bussolengo ha anche ripristinato e ridipinto il capitello che si trova all’incrocio del torrente Santi con la strada del Cristo. Un lavoro che si può definire una spontanea difesa del territorio, difesa da tutto ciò che lo abbruttisce. Un lavoro di recupero che è andato avanti anche con l’antica pieve di San Salvar, edificio restituito alla collettività anche grazie al lavoro volontario del gruppo podistico, che ha sistemato completamente la parte esterna. È stato un lavoro duro, in cui non sono mancati anche degli episodi al limite del miracoloso. È capitato infatti che il gruppo si trovasse a sistemare il prato e avesse bisogno della terra.

Erano riusciti a recuperarne abbastanza, ma si trovava a Colà e per portarla a San Salvar si perdeva troppo tempo. Così Racasi si è messo in mezzo alla strada e ha fermato il primo camion che avrebbe potuto dare un aiuto. Racasi ha spiegato al camionista il problema e ha chiesto una mano per risolverlo. Il camionista ha telefonato al capo e alla fine con un paio di viaggi ha portato la terra da Colà a Bussolengo. Infine, oltre all’attività sportiva e di recupero ambientale e storico-culturale, c’è anche spazio per la solidarietà. «Quando il gruppo era agli inizi tutta la collettività ci ha dato un aiuto – ha concluso Racasi – Ma ora sentiamo il dovere di contraccambiare la generosità che abbiamo ricevuto. E lo facciamo ancora, dando il nostro piccolo e costante contributo a realtà specialmente del territorio che quotidianamente si occupano di chi è in difficoltà e in disagio».

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